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“Che bello poter tornare alla vita di sempre!
E mi accompagnano dalla finestra i suoni delle marmitte roboanti in su per la via, vicino casa mia!
E che velocità, diamine un boato!
Un rombo di suoni tutti insieme di stormi di macchine in migrazione, avanti e indietro, per raggiunger tosto una sedia o l’altra di un agognato posto di lavoro!”

“Non dir bestemmia. Di fame moriremmo, perdinci, cosa dici?”

“Per carità, dobbiamo lavorar certo mi avvedo.
Ma dimmi, dì la verità, non strano ti è parso alzarti la mattina, in questi mesi chiamati da alcuni carcerati, e aver la sensazione delle vera libertà?”

“No, che dici mai, preferir vorrei consumar tosto il pasto a bordo banco, nella mezz’ora a me concessa all’uso dello sfamar persone e poi presto, di nuovo, a produrre cose, tante cose che importa a chi che non sian sempre necessarie!
Questo ci hanno detto che è cosa giusta per far girar la ruota della nostra economia!”

Guardo di lontano i visi indentro le macchine e tutti mi appaion un poco tristi!
Ma come? Non era di libertà che gridavam vendetta unita ad una immagine sbiadita della felicità?

“Non lo so e non mi importa! Sbrighiamoci a ricominciar esattamente da dove eravam.”

Non coglier l’occasione a ripensar a una maniera un poco umana, di viver un mondo a misurarlo all’uomo.
No!
Lasciar che tornin tutto com’era la nostra passata libertà.

Presto, presto tornerem commossi alle nostre domeniche di ecologia, dei fumi delle macchine felici a respirar, pronti a protestar della di nuovo mancata libertà di una domenica passata a passeggiar.

In fondo non fui io a dirlo e non ne avrei avuto ingegno: “che del cambiar tutto resti come sia”.

E in tutto questo dimenar di genti e popoli tutti a schiamazzar dell’una o l’altra cosa, non importa purché sia, lontani sempre più dall’odere di uccelli e di fruscii e del miracolo che il pane ha reso un figlio mio.

Non pronta fui e fui mai a questo tormento precedente a cui io mi adattai, facendo sì che diventasse un poco mio nel mentre che fu di certo il suo, che di sfruttar sapeva sempre l’occasion.

Io libera mi sento dentro o fuori quattro mura perché nel mio pensier colgo la schiavitù di chi vede nella mia serenità il suo tabù!

di Sandra Catalano (08/05/2020) – (© Tutti i diritti riservati)

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